Poggiardo Marzo 2006
Lo show
Lo spettacolo della politica mediatica
di Oronzo Pedio
E noi dovremmo essere così stupidi da farci condizionare da “duelli televisivi di infimo spessore?”. Sì, è la risposta naturale. Sì poiché nella società mediatica, dove tutto è virtuale, dove la politica è soltanto show, noi siamo sempre più presi da un ingranaggio che ci condiziona in maniera scientifica.
Alcuni giorni addietro, assistendo al dibattito Berlusconi - Diliberto, andato in onda su Canale 5, nella trasmissione Matrix, ad un certo punto Mentana ha pronunciato la seguente frase: “...alcuni dei sostenitori di Diliberto mi hanno detto che, secondo loro, viene inquadrata la parte del pubblico di Berlusconi e non la loro. Io non credo che sia così, però, nel caso, la regia sicuramente provvederà. E’ così (rivolto al pubblico), era questo, giusto...?
Una frase aberrante, se riflettiamo, che mette in forte evidenza la voglia da parte del cosiddetto “pubblico” schierato (di entrambe le coalizioni) di partecipare “attivamente” al grande show della politica italiana. Prima o poi, come nei grandi raduni musicali, o allo stadio durante una partita di calcio, anche in questi “nuovi spettacoli” qualcuno esibirà un cartello del tipo “Ciao mamma, sono qui...”. E’ anche giusto, d’altronde, che il pubblico, costretto a spellarsi le mani su precisa battuta del politico impegnato nel dibattito, abbia qualche minima soddisfazione: entrare nelle case di milioni di italiani.
E i politici impegnati nei “duelli” sorridono soddisfatti e ringraziano con sguardi compiaciuti una clacque così attenta. Sembra che gli spettatori in studio (a qualunque coalizione appartengano, lo ripetiamo), non aspettano altro che la battuta del loro “mito” per lanciarsi in profusioni di affetto incalcolabili. E, ad ogni battuta, pare vogliano dire: “ecco, bravo, gliene ha cantate quattro... Quanto è forte il nostro leader”.
Siamo in un paese in cui la politica oramai si fonda quasi esclusivamente sulla battuta. I politici che si sfidano in televisione (da quelle nazionali a quelle locali così “imparziali”), non si preoccupano della preparazione e dei programmi dell’avversario, quanto, piuttosto, della capacità dello stesso di tenere il video, di fare battute che tanto piacciono al “popolino”. Facciamo caso per un attimo a cosa offrono, infatti, i dibattiti televisivi che vanno in onda quotidianamente su tutte le reti. Da una parte scorre un fiume di numeri (incomprensibili ai più) nel tentativo di dimostrare e convincere (?) su una attività di governo e dall’altra una serie di battutine atte a smontare tali numeri.
Non ci sembra ci sia alcuna volontà, da parte di entrambi gli schieramenti, di parlare seriamente e concretamente del futuro. Un argomento alquanto delicato e, per questo, da evitare accuratamente. Quindi, siccome l’aspetto mediatico di certa politica è quello preferito dagli italiani, i “faccia a faccia televisivi” si riducono ad un continuo scambio di battute che tanto ci fanno “tifosi”.
Questo per i dibattiti più o meno “liberi”, pur nel rispetto della par condicio. Per quanto riguarda invece i “faccia a faccia” nei quali sono previste regole più stringenti, quale quello Berlusconi-Prodi ed il successivo “Bertinotti-Maroni”, è meglio stendere un velo pietoso.
Questi confronti, secondo fior di analisti, potrebbero influenzare il voto degli indecisi o spostare voti da una coalizione all’altra. Secondo noi l’unico effetto possibile è quello di stimolare ancora di più, nella popolazione, la “sindrome dello stanco a prescindere”.
Un rischio che il Paese Italia non può assolutamente permettersi.
Cambierà qualcosa? La voglia di cambiamento nel Paese è profonda, ma, a parer nostro, il sistema cambierà soltanto nel momento in cui i Cittadini decideranno di smetterla di essere semplici “tifosi” e cominceranno ad impegnarsi in prima persona.
Altrimenti avremo sempre una “politica e politici nominati”, piuttosto che eletti. In questo sicuramente aiutati da una assurda legge elettorale!